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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 499
Brano: Sesto San Giovanni
Città di Sesto San Giovanni è stata insignita di Medaglia d'oro al valor militare con questa motivazione:
« Centro industriale fra I primi d'Italia, durante venti mesi di occupazione nazifascista fu cittadella operaia della Resistenza, che la lotta di liberazione condusse con la guerriglia, il sabotaggio esterno e nel chiuso delle fabbriche, l'intensa attività di aggressive formazioni partigiane di città e di campagna, le coraggiose aperte manifestazioni di massa, la resistenza passiva e gli scioperi imponenti, esiziali per la produzione bellica dello straniero oppressore.
Irriducibili a lusinghe, minacce e repres[...] [...]scontri sanguinosi, la difesa delle fabbriche dalla distruzione, per la salvezza di un quinto del patrimonio industriale della Nazione. Decine di fucilati, centinaia di caduti in armi e in deportazione, migliaia di partigiani e patrioti di ogni estrazione e di diversi ideali testimoniano il valore e il sacrificio del popolo sestese, ispirati da un unico anelito di indipendenza dallo straniero invasore e da comune amore di Patria e di Libertà.
Sesto San Giovanni (Milano), Settembre
1943 — Aprile 1945.
G.Vi.
Bibliografia: AA.W., Aula IV, ANPPIA, Ed. La Pietra, 1976, Milano; Alasia Franco, La vita di prima, Milano, Vangelista; Amministrazione comunale di Sesto San Giovanni, Sesto San Giovanni nella Resistenza, Lodi, Tipografia del Bollettino; Luigi Borgomaneri, Due inverni, un'estate e la rossa primavera. Le Brigate Garibaldi a Milano e provincia, 19431945, Milano, Franco Angeli; A. Dal Pont, S. Carolini, L'Italia al confino 19261943, Milano, La Pietra, voi. I; Luigi Ganapini, Milano, in AA.W., Operai e contadini nella crisi del 1943, Milano, Feltrinelli; Luigi Ganapini, Autunno, In “Italia contemporanea”, n. 119 (1975); Elvira Gencarelli, Partito e classe a Milano nel 19431944, in “Italia contemporanea”, n. 114 (1974); G. PetrilloG. Vignati (a cura di), Città e fabbrica nella Res[...] [...]19431945, Milano, Franco Angeli; A. Dal Pont, S. Carolini, L'Italia al confino 19261943, Milano, La Pietra, voi. I; Luigi Ganapini, Milano, in AA.W., Operai e contadini nella crisi del 1943, Milano, Feltrinelli; Luigi Ganapini, Autunno, In “Italia contemporanea”, n. 119 (1975); Elvira Gencarelli, Partito e classe a Milano nel 19431944, in “Italia contemporanea”, n. 114 (1974); G. PetrilloG. Vignati (a cura di), Città e fabbrica nella Resistenza. Sesto San Giovanni 19431945. Documenti, Sesto San Giovanni, Stamperia comunale; Gianfranco PetriIlo (a cura di), La città delle fabbriche, Sesto San Giovanni 18801945, Cassago, CENB; Adolfo Scalpelli, Scioperi e guerriglia in Val Padana, Urbino, Argalia.
I caduti
I fucilati durante la Guerra di Liberazione: Balconi Giacomo (Pirelli); Beretta Carlo (Magneti MareiIi) ; Castagneti Cesare (Deposito Locomotive Greco); Colombo Antonio (Dep. Locomotive Greco); Conti Oliviero (Pirelli); De Candia Pantaleo (Breda); Fusconi Urbano (Breda); Gambaro Beno (Pirelli); Lacerra Felice (Breda); Levi Gilberto (Falck); Levrino Michele (Breda); Mandel Carlo (Magneti MareiIi) ; Mantovani Rutilio, Mantovani Validio (Sapsa); Marchetti Ferruccio; Mariani Carlo (Dep.[...]
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 490
Brano: [...]mbro di una vasta organizzazione comunista clandestina attiva in Istria, nel giugno 1942 fu arrestato. Deferito al Tribunale speciale, il 29.5.1943 fu condannato a 7 anni di reclusione.
Sestan, Luigi
N. a Pisino (Istria) il 28.10.1913; contadino.
Membro di una vasta organizzazione comunista clandestina attiva in Istria, nel giugno 1942 fu arrestato. Deferito al Tribunale speciale, il
29.5.1943 fu condannato a 9 anni di reclusione.
Sesto San Giovanni
Comune della provincia di Milano, con 93.500 abitanti e una superficie di 11,74 kmq, nella prima metà del nostro secolo Sesto San Giovanni si è praticamente costituito come sobborgo industriale della metropoli lombarda, sede di grandi aziende industriali, quindi con una forte concentrazione di classe operaia.
Nascita e sviluppo del polo industriale
Tra il 1903 e il 1919, in soli quindici anni, il piccolo borgo agricolo di Sesto San Giovanni, posto a metà strada fra Monza e Milano e attraversato dalla ferrovia che porta al San Gottardo, diveniva il quinto centro industriale italiano. Il fenomeno era parte dell’incipiente sviluppo industriale di una vasta area agricola che partendo dai comuni di Niguarda, Crescenzago, Greco, Turro, Gorla, Precotto e investendo appunto Sesto San Giovanni, raggiungeva l’abitato di Monza. Nei suddetti territori si avviava l’esecuzione di un piano di lottizzazione al quale erano interessati grandi industriali quali Giovan Battista Pirelli (v.), Ernesto Breda (v.), Giorgio Enrico Falck (v.) ed Ercole Marelli (v.).
Fra il 1903 e il 1910 sulle aree agricole sestesi si insediavano quindi grandi, medie e piccole aziende dei settori meccanico, siderurgico, tessile e alimentare che non trovavano più spazio negli storici quartieri industriali della vicina Milano: la Breda, l’Èrcole Marelli, la Falck, la Turrinelli, VAttilio Franco, le Trafilerie e Pu[...] [...] Sesto. Città e fabbrica costituivano così due realtà parallele e separate. La ghettizzazione della classe operaia in fabbrica si accentuò durante gli anni del fascismo e solo nei momenti più alti delle lotte sociali e politiche della Resistenza questa innaturale separazione potè essere superata.
Nascita del movimento operaio e democratico
La prima organizzazione democratica locale fu la Società di Mutuo Soccorso fra contadini ed operai di Sesto San Giovanni e comuni limitrofi (S.O.M.S.), costituita nel 1880. Idealmente ispirata alle tradizioni risorgimentali del ceto medio “liberale”, riuniva artigiani, operai e contadini “democratici”, seguaci del repubblicano ed ex garibaldino Felice Cavallotti, fiero oppositore del governo, e aderenti al Partito Operaio Italiano. La discussione sull’atteggiamento da tenere verso alcuni soci che erano stati imprigionati a seguito delle note repressioni governative del 1898 (v. Eccidi in Italia) determinò l’emarginazione dell’ala “borghese” dalla S.O.M.S. e il passaggio di questa nell’area socialista, fino ad a[...]
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 494
Brano: Sesto San Giovanni
domani, insieme a tutte le fabbriche milanesi, scendevano in sciopero gli altri stabilimenti Falck, la Ercole Marelli, la Pirelli, mentre alla Breda si fermavano parzialmente le sole Sezioni IV e V. Lo sciopero riprese il 27 alla Falck e il 29 alla Breda. Per questa clamorosa dimostrazione furono arrestati 50 lavoratori della Breda, della Pirelli, della Falck e dell’Èrcole Marelli. Di questi, 30 furono immediatamente processati davanti al Tribunale militare territoriale di Milano e solo a fine agosto del 1943, dopo la caduta del fascismo, poterono riacquistare la libertà. Fra gli arrestati[...] [...], uno dei primi dell’Italia settentrionale.
I quarantacinque giorni del governo Badoglio furono costellati da imponenti scioperi: il 16 agosto, alla Pirelli, durante uno sciopero per la pace e contro il rientro in fabbrica dei fascisti, la truppa con un carro armato aprì il fuoco contro i lavoratori, ferendo molto gravemente un’operaia. Alla fine di agosto, dopo ripetute manifestazioni, vennero liberati i detenuti politici antifascisti che, a Sesto San Giovanni, erano decine.
L'8 settembre
II 9.9.1943, nel clima di preoccupazione e incertezza seguito all’annuncio dell’armistizio, una delegazione guidata da Giulio Casiraghi si presentò al comandante della Divisione di fanteria “Cosseria” di stanza a Sesto San Giovanni, chiedendo armi per combattere i tedeschi e difendere le fabbriche. Il generale rifiutò, accampando il pretesto della mancanza di ordini. I membri della delegazione, tornati nelle fabbriche, invitarono allora i lavoratori ad aderire alla Guardia Nazionale (v.) che si stava cercando di organizzare a Milano. Fallito anche questo tentativo a causa dell’ambiguità del generale Ruggero, comandante della Zona Militare, un gruppo di circa 300 operai della Breda si impossessò delle armi esistenti presso l’esposizione permanente dell’azienda e, a bordo di camion, si portò a Como per unirsi agli operai [...] [...]Distaccamento “Gramsci", al quale furono poi affidate importanti azioni, come l’esecuzione del federale fascista Aldo Resega (12.12.1943). Della stessa formazione gappista entrarono a far parte, come collegatori, i fratelli Eliseo e Licinio Picardi, entrambi dipendenti della Falck, mentre Franco e Oliviero Conti della Pirelli e Angelo Ratti della V sezione Breda divennero commissari di distaccamento.
Nel febbraio 1944 la caserma del fascio di Sesto San Giovanni venne attaccata da gappisti appoggiati da un motocarro. L’azione fu condotta da lavoratori della V Breda e da una decina di gappisti del Distaccamento “5 Giornate”. Felice Lacerra, in contatto con elementi della Breda e infiltrato nella Guardia nazionale repubblicana, aprì il portone del covo fascista, nel quale i gappisti irruppero di sorpresa, sostenendo uno scontro a fuoco con i fascisti, uccidendone quattro e ferendone altri due. Felice Lacerra fu però arrestato, i gappisti vennero individuati e il G.A.P. distrutto: i suoi membri moriranno fucilati o in deportazione. Lacerra, rinchiuso ne[...] [...]eda e infiltrato nella Guardia nazionale repubblicana, aprì il portone del covo fascista, nel quale i gappisti irruppero di sorpresa, sostenendo uno scontro a fuoco con i fascisti, uccidendone quattro e ferendone altri due. Felice Lacerra fu però arrestato, i gappisti vennero individuati e il G.A.P. distrutto: i suoi membri moriranno fucilati o in deportazione. Lacerra, rinchiuso nel campo di Fossoli (v.), sarà qui trucidato nell’agosto 1944.
Sesto San Giovanni: “il cancro della Lombardia"
Nei venti mesi di occupazione tedesca la grande concentrazione operaia del polo industriale sestese (salita a circa 50.000 lavoratori, ma secondo altre fonti a 65.000), costituita per lo più da pendolari provenienti dalla città di Milano, dalla Brianza milanese e comasca, dalle valli lecchesi e bergamasche nonché da altre zone della Lombardia, fece di Sesto un punto di riferimento di straordinaria importanza, verso il quale « guardano tutti i lavoratori
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 492
Brano: Sesto San Giovanni
oltre un migliaio di aderenti. Nel
1919 nacque il settimanale socialista Il Domani e venne ufficialmente fondata la Camera del lavoro di Sesto. Nel 1920 si costituirono le sezioni locali del Partito popolare e del Partito liberale.
L’occupazione delle fabbriche (v.), a Sesto preceduta (nell’estate del 1919) da una lunga e vittoriosa occupazione delle Trafilerie Spadaccini, ebbe qui poca storia, ma mise in luce nuovi attivisti e dirigenti. Nelle elezioni amministrative del 1920 i socialisti conquistarono il Comune, con 2.226 voti contro gli 873 andati al Partito Popolare. Nel 1921 ade[...] [...]rtito comunista. Da tempo costretti alla semiclandestinità, già negli anni precedenti i comunisti erano riusciti a costituire, accanto alle organizzazioni parapolitiche ancora permesse dal regime, cellule clandestine di partito. Le direttive di “bolscevizzazione” emanate dairinternazionale comunista e accolte dal P.C. d’I. erano state però realizzate pienamente solo da pochissime organizzazioni di base: a Milano, Torino, Abbiategrasso, Legnano e Sesto San Giovanni. La “bolscevizzazione” si imperniava soprattutto sulla costituzione di cellule di fabbrica, relativamente meno vulnerabili rispetto ad altri tipi di organizzazione. Nel 1925 a Sesto San Giovanni si annoveravano complessivamente 110 iscritti al partito, di cui 75 riuniti in 5 cellule di fabbrica nei principali complessi industriali e 35 organizzati di strada.
Nel 1927 le cellule di fabbrica si erano ridotte a 3 con 41 aderenti, mentre gli organizzati “di strada” erano scesi a 14. Pur ridimensionato e in gravi difficoltà, il P.C. d’L era riuscito a sopravvivere alle leggi liberticide e, partendo dalle fabbriche, aveva costituito la propria organizzazione clandestina. Data la particolare conformazione dell’abitato, praticamente diviso in due dalla ferrovia, i comunisti sestesi non ri[...] [...]dotta al gruppo operante alla Falck.
Nel 1933, aH’interno della III Sezione Breda (Fucine), l’operaio Ercole Bazzoni si collegò con alcuni giovani lavoratori costituendo una nuova organizzazione clandestina: il Gruppo cellule Nord Milano. Questa organizzazione aveva diramazioni in fabbriche e quartieri della fascia nord della metropoli, nonché nei comuni di Cinisello Balsamo, Bresso, Paderno Dugnano, Cormano, Cusano Milanino e Monza, mentre a Sesto San Giovanni stabilì nuovi collegamenti alla Ercole Marelli e con il quartiere circostante tramite Darles Fusetti, e alla Magneti Marelli tramite Antonio Mantovani e Santo Caspani.
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 495
Brano: Sesto San Giovanni
Attentato terroristico
alla Gasa del Fascio di Sesto
Due morti e due feriti gravi
Giovedì fctra refhf» Ir 19 UH*, banda di una duci imi di iadiridvi ha compiuto un attentato terrori' suro contro la udì (Mll ( una del Fascio di 6—ta 8, Giovitni iti* ha sede in una palatina .n vi*» d<l Littorio, n«‘)ìa qual*' «i trovava no radunate una ftlindieiM di |**r*iv ne tra fascisti # filiti. I terroristi
menta le co» i mmlimiu.n, :
fi coipi d’arma din fuoco* c® eec ! vtao «lue * u* ferivano Ut. § Itoi ■ uno riusciva a fwwir*. ma ni «perai «ha anciie qu<«tM venga quaaw pr ma pu.dbè si c[...] [...]urbo. I lavoratori scelsero la forma di resistenza a loro più congeniale: non ricorrendo alle armi, anche se molti di essi furono comunque impegnati nella lotta armata, bensì allo sciopero. D'altronde gli scioperanti non rischiavano meno dei partigiani di montagna e dei gappisti, come sarà testimoniato dalla dura e continua repressione, nonché dalle numerose deportazioni. I nazifascisti, impotenti di fronte a questa tenace resistenza, definirono Sesto San Giovanni « il cancro della Lombardia ».
Il comandante del presidio repubblichino di Monza, in un rapporto del 21.2.1945, scriveva: « Sesto San Giovanni [...] è una vera maledizione questo centro industriale totalmente sovversivo! Lì stà veramente il cancro della Lombardia. Questa città rossa dovrebbe essere completamente distrutta al di fuori delle industrie con il < sistema germanico. La popolazione maschile deportata in Germania, lasciando sul posto solo donne, vecchi e bambini... ».
La resistenza nelle fabbriche
Le strutture fasciste dei vari stabH limenti industriali si erano sgretolate fin dal 25.7.1943 e, nei 45 giorni del governo Badoglio, erano state sostituite da commissioni interne autonomamente elette dai lavorato
ri. Da [...] [...]e a Torino ebbe inizio una nuova serie di scioperi il 22 novembre, protraendosi per qualche giorno, i comunisti milanesi lanciarono con un manifesto l'appello a uno sciopero generale da farsi il 13 dicembre. Alle 10 del mattino la sirena della prova d’allarme doveva segnarne l’inizio. Già queste misure organizzative (il manifesto e l’ora d’inizio) costituivano elementi di forza per i lavoratori che infatti, in provincia di Milano e soprattutto a Sesto San Giovanni, scioperarono in misura pressoché totale. La Pirelli, la Breda, la Falck, l’Èrcole Marelli, la Magneti Marelli, la Garelli e l’Elettromeccanica Lombarda si fermarono all’unisono. Le piattaforme rivendicative vennero ricavate dall’appello del P.C.I. (spesso conformandosi alle esigenze dei lavoratori delle singole aziende) fondendo rivendicazioni “politiche” e obiettivi economici: si chiese la
liberazione dei detenuti politici, l’esonero dal servizio obbligatorio presso la Todt per i lavoratori sospesi dalle fabbriche, il miglioramento degli spacci aziendali e delle mense, un aumento consist[...]
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 496
Brano: Sesto San Giovanni
bardia e della Liguria chiamò nuovamente i lavoratori alla lotta. A Sesto San Giovanni si registrarono all’inizio grosse difficoltà nella preparazione di questo nuovo sciopero generale, ma lo spirito unitario prevalse infine sulle perplessità di alcune forze politiche. I lavoratori milanesi scesero in scioperi compatti, bloccando persino i tram. A Sesto San Giovanni oltre 50.000 operai, impiegati e tecnici, insensibili a lusinghe e minacce, fermarono la produzione. Il 2 marzo, i militi della “Tagliamento” occuparono le aziende: era la serrata. I nazifascisti avevano intanto già iniziato quella che sarebbe ben presto diventata una vera e propria strage, operando retate di arresti, deportazioni in massa, fucilazioni. Sulla base di liste fornite da alcuni elementi collaborazionisti inseriti nelle direzioni aziendali, vennero colpiti come “indesiderabili” e “sovversivi pericolosi” tutti coloro che erano stati inviati al confino o condannati dal Tribunale spe[...] [...]tre squadre.
Primi fra le forze politiche milanesi, i comunisti di Sesto costituirono le loro S.A.P. che, nell'aprile 1944, avevano già raggiunto la forza complessiva di circa 700 membri. Le squadre sorsero tra i lavoratori delle aziende e ben presto proliferarono, costituendo numerosi distaccamenti. Nell aprile 1944 operavano S.A.P. alla Magneti Marelli N di Crescenzago, alla Pirelli, alla Breda, alla Ercole Marelli e alla Magneti Marelli di Sesto San Giovanni. Queste forze continuarono a crescere numericamente fino a costituirsi, nell’agosto 1944, in Brigate: la 107a alla Pirelli (con 75 squadre); la 108a alla Breda (con 39 squadre); la 184a alla Falck (con 7 squadre); la 109a alla Ercole Marelli (con 20 squadre), presente anche alla Magneti Marelli (con 10 squadre). Complessivamente erano già oltre 600 elementi, ma al 30.9.1944 i membri delS.A.P. erano ulteriormente saliti a 1.180 e all'incirca lo stesso numero saranno al 30 novembre (1.189). Nell’ottobre 1944 venne costituito a Sesto un Comando di raggruppamento S.A.P., alla cui testa fu designa[...]
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 712
Brano: [...]nto. Già a metà settembre era in svolgimento un febbrile lavorio per dare concretamente vita ai primi G.A.P. (v.) in città. Ai primi di ottobre nasceva il nucleo di 12 uomini destinati a costituire il I Distaccamento, dal quale avrebbe avuto origine la 3a Brigata G.A.P.. A metà novembre i distaccamenti erano già 4 e inquadravano complessivamente circa 50 uomini.
A fianco degli organizzatori Scotti e Rubini subito si schierarono mililitanti di Sesto San Giovanni, come Giordano Cipriani e i fratelli Piccardi. Del primo Comando dei G.A.P. entrarono a far parte, con vari compiti, Vittorio Bardini, Roda, Angelo Spada, Giordano Cipriani, Ida Balli, Carmela Bridarolli. Tra le prime azioni armate si ricordano: la distruzione del deposito di benzina del campo d’aviazione di Taliedo, nella notte fra l’1 e il 2.10.1943; l'eliminazione di spie e gerarchi fascisti a Milano, Sesto San Giovanni, Monza, Induno; l’uccisione, in pieno giorno, del federale fascista Resega; l’attacco e il ferimento del questore di Milano Santamaria Nicol ini. Si applicarono le tecniche della guerriglia urbana, rendendo insicuro al nemico ogni angolo di strada, combattendo con l’arma in pugno e sul proprio terreno. Difesi e protetti da un’intera popolazione che ben sapeva da quale parte schierarsi, i gappisti ebbero nella città operaia un’organizzazione peculiare di lotta aderente al teatro di operazioni. Ma a Milano la classe operaia affrontò il nemico anche con l'arma dello sciopero e con il sabotaggio [...] [...]asse operaia affrontò il nemico anche con l'arma dello sciopero e con il sabotaggio della produzione, che la portarono a uno scontro diretto con il padronato. Non saranno quindi isolati né di minore importanza i casi in cui, a Milano, la battaglia sarà combattuta contemporaneamente contro fascisti, tedeschi e industriali.
La battaglia nelle fabbriche
Dagli scioperi del marzo 1943 le fabbriche milanesi e soprattutto i
grandi complessi di Sesto San Giovanni vivevano in continuo stato di mobilitazione e non già per i soli temi contingenti e quotidiani della lotta (salari, razionamento, indennità), ma per obiettivi comuni e di fondo quali la pace e la libertà. La occupazione tedesca non fece che rinfocolare con nuove esche la battaglia, sicché gli scioperi si susseguirono quasi senza soluzione di continuità dal periodo fascista a quello badogliano, fino ai giorni dell’occupazione nazista e dell’ondata fascista di ritorno.
La prima avvisaglia che si stava scatenando la battaglia operaia su un fronte più vasto si ebbe tuttavia il 2.11.1943 alla B[...] [...]uni e di fondo quali la pace e la libertà. La occupazione tedesca non fece che rinfocolare con nuove esche la battaglia, sicché gli scioperi si susseguirono quasi senza soluzione di continuità dal periodo fascista a quello badogliano, fino ai giorni dell’occupazione nazista e dell’ondata fascista di ritorno.
La prima avvisaglia che si stava scatenando la battaglia operaia su un fronte più vasto si ebbe tuttavia il 2.11.1943 alla Breda (v.) di Sesto San Giovanni, e ne seguì la lotta del dicembre, quando fra il 13 e il 20 le autorità naziste e fasciste si trovarono alle prese con uno sciopero che era una vera e propria rivolta. Iniziato, oltre che alla Breda, in altre aziende di punta (Innocenti, Magnaghi, Ercole Marelli, Magneti Marelli, Olap, Pirelli, Radaelli, Elettromeccanica Lombarda, Moto Garelli)
lo sciopero si estese poi alla Caproni, alla Falck, all’Alfa Romeo, alla Brown Boveri Tecnomasio Italiano e a una miriade di aziende minori. In sostanza si trattava della prima prova di forza contro l’occupazione tedesca, nel cui ambito i padroni sv[...]
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 544
Brano: [...]l'atto del l'assunzione e li classifica secondo le loro reali attitudini ». L'organizzazione del lavoro, come si legge in una pubblicazione del 1934, fu naturalmente basata sulla massima riduzione dei tempi e venne subito impostata sulle catene di montaggio: « Le diverse linee di montaggio sono tutte munite di tappeti scorrevoli e di trasportatori aerei che riducono al minimo i tempi passivi ».
Partita con uno stabilimento di 120 dipendenti a Sesto San Giovanni e con una produzione di 4.000 unità annue, la fabbrica raggiunse nel
1933 i 100.000 pezzi. Oltre a ogni tipo di magneti, si fabbricavano materiali strettamente connessi all’industria automobilistica (spinterogeni, quadri, dinamo, motori di avviamento, segnalatori elettrici, commutatori, tergicristalli) e venivano inoltre approntati impianti di illuminazione per vetture ferroviarie.
Dal 1935 le commesse militari per la guerra d’Etiopia favorirono un balzo notevole della produzione, che rapidamente raggiunse le 380.000 unità alla vigilia della Seconda guerra mondiale e superò il mezzo mil[...] [...]o condannati rispettivamente a 6 e a 5 anni di carcere per « associazione comunista, propaganda sovversiva, spionaggio politico militare ». (Dopo la sua scarcerazione, nel 1943, Caliumi diverrà comandante partigiano nella zona di Carpi).
Le fila dell’organizzazione clandestina poterono ricomporsi soltanto negli ultimi giorni dei 1941, con la ripresa dei contatti tra il Grandi, Primo Martinini (coordinatore del Partito comunista per la zona di Sesto San Giovanni) e Darles Fusetti.
All’appuntamento degli scioperi del marzo 1943 (v.) la Magneti Marelli potè presentarsi con un’organizzazione clandestina ricostruita su solide basi, la quale assicurò alla manifestazione una riuscita completa. Un gruppo di fascisti capeggiato dal gerarca locale Gabbioneta cercò di dissuadere gli operai dal
lo sciopero, ma venne decisamente respinto. Da quel momento i lavoratori della fabbrica non fecero più mancare il loro importante contributo nella lotta contro il fascismo che, a Sesto San Giovanni, ebbe aspetti particolarmente interessanti.
Dal 25 luglio alla R[...] [...] 1943 (v.) la Magneti Marelli potè presentarsi con un’organizzazione clandestina ricostruita su solide basi, la quale assicurò alla manifestazione una riuscita completa. Un gruppo di fascisti capeggiato dal gerarca locale Gabbioneta cercò di dissuadere gli operai dal
lo sciopero, ma venne decisamente respinto. Da quel momento i lavoratori della fabbrica non fecero più mancare il loro importante contributo nella lotta contro il fascismo che, a Sesto San Giovanni, ebbe aspetti particolarmente interessanti.
Dal 25 luglio alla Resistenza
Subito dopo il 25.7.1943 fu eletta alla Magneti Marelli una Commissione interna, della quale entrarono a far parte tra gli altri gli operai Zenaretti, Beretta e Carucci. La prima iniziativa della C.l. fu di chiedere l’allontanamento dell’ingegnere Bruno Antonio Quintavalle, particolarmente inviso ai lavoratori per la sua connivenza con il fascismo. Costui venne infatti sostituito dal fratello Umberto.
Ma con l’arrivo dei tedeschi si impose il ritorno all’attività clandestina. Fu costituito anche in questa fabbr[...]
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 542
Brano: [...]che fosse intervenuto alcun aumento salariale consistente. Per protestare contro l’insopportabile situazione, il 13 dicem
bre ebbe inizio un grande sciopero che, partito dalla Breda, dalla Pirelli, dalla Ercole Marelli e dalla Magneti Marelli, si estese il giorno dopo alla Falck e all 'Alfa Romeo, fino a coinvolgere rapidamente tutte le grandi fabbriche di Milano e provincia.
Come risulta da una relazione del C.L.N. aziendale, « nella sola Sesto San Giovanni scioperarono 65.000 operai e impiegati. Per la prima volta dopo più di vent’anni operai e impiegati si sono uniti nella lotta. E, cosa grandiosa, quasi nessuna defezione, nessun tentativo di crumiraggio ». Un operaio della Ercole Marelli conferma: « Il giorno 13 si diffonde il manifestino del Partito comunista che invita gli operai allo sciopero. Nello stesso tempo si diffonde la parola d’ordine di cessare il lavoro alle 10 al suono delle sirene. Gli operai acconsentono subito e, all’ora fissata, tutto è bloccato. Nel pomeriggio anche più della metà degli impiegati aderiscono allo sciopero ».[...] [...]to il nucleo della 109a Brigata d’assalto Garibaldi S.A.P. che, dopo l’assassinio di Giulio Casiraghi, prenderà il suo nome.
Allo sciopero del marzo 1944, durato 8 giorni, 4.300 dipendenti della Marelli parteciparono « con grande disciplina ed entusiasmo, incrociando le braccia il primo marzo al suono della sirena delle ore 10 ». A questa dimostrazione di forza e compattezza i nazisti risposero deportando in Germania 400 lavoratori nella sola Sesto San Giovanni: 11 erano della Ercole Marelli e 3 di questi non sarebbero ritornati dai campi di sterminio.
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Ma un colpo ancora più grave si preparava per l’organizzazione antifascista della Marelli e di Sesto San Giovanni: il 12.7.1944, in seguito a una delazione, vennero arrestati e rinchiusi nel carcere di Monza i due più attivi dirigenti della lotta, Giulio Casiraghi e Umberto Fogagnolo. In cambio della loro liberazione, i tedeschi chiesero la restituzione di 31 loro ufficiali che, di fatto, non esistevano. Casiraghi e Fogagnolo furono così tradotti nel carcere milanese di San Vittore e il
10 agosto uccisi dai fascisti insieme agli altri 13 martiri di Piazzale Loreto (v.).
11 duro colpo provocò tra gli operai della Marelli un inevitabile sbandamento, cui riuscì a sottrarsi soltanto il saldo nucleo che[...]
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 543
Brano: [...]che, al loro apparire, suscitarono l’entusiasmo generale. L’oratore è stato interrotto più volte da scrosci vivissimi di applausi. Due operaie hanno gridato in modo che tutti i presenti le udirono: ” Morte ai fascisti e alle spie! ”. Sono state distribuite coccarde e nastrini; la cosa ha fatto molto colpo. I commenti in favore dell’oratore e nei riguardi degli arditi partigiani sono stati dei più lusinghieri ».
L’attività delle antifasciste a Sesto San Giovanni portò i « Gruppi di difesa della donna », da 3 che erano nel novembre 1944, a 8. Nella primavera 1945 le iscritte passarono da 91 a 248, le simpatizzanti da 553 a 735.
La Liberazione
Ma il giorno della Liberazione era ormai prossimo. Il 14.4.1945 il Comando di raggruppamento delle S.A.P. stabilì la trasformazione delle formazioni partigiane in regolari unità militari. Nella settimana insurrezionale, dal 24 al 30 aprile, tutta Sesto San Giovanni scese in piazza per cacciare tedeschi e fascisti.
Emilio Sereni così descriverà la giornata dell’insurrezione alla Marelli: « Alle ore 13 del 25 aprile uno dei componenti del Comitato aziendale riceve a mezzo staffetta l’ordine di disporre per l’immediata occupazione dello stabilimento da parte delle maestranze. Si procede al blocco di tutte le portinerie, dsi telefoni e dell'impianto radio interno che viene usato per l’im
Antonio Stefano Benni, ministro delle Comunicazioni (1935)
mediata trasmissione degli ordini. Si arrestano tre spie notorie, si fermano gli elementi sospetti che v[...] [...] fila nelle lotte sindacali. Con gli scioperi unitari degli elettromeccanici del 1960 daranno il via a quella serie di agitazioni che, negli anni ’60, consentiranno al movimento operaio di ricostruire la propria unità d’azione e di organizzazione di base.
Bibliografia: Venti anni di vita della Ditta Ercole Marelli, Milano 1911; Rivista mensile Marelli, 19261943; Appunti sulla Ercole Marelli, dal Fondo Rossinovich per concessione dell’ISMEO di Sesto San Giovanni; Piero Melograni, Benni, Antonio Stefano, in « Dizionario biografico degli italiani », voi. Vili, pp. 558562; Emanuele Tortoreto, Notizie sul movimento operaio in Milano dal 25 luglio 1943 al marzo 1944, in « Il movimento di liberazione in Italia », n. 43, Milano 1956; Il grande sciopero di Milano, in « La nostra lotta », Anno II, n. 2, gennaio 1944; Carteggio del C.L.N.A.I. con i G.D.D., f. 7, aprile 1945, Archivio C.L.N.A.I., C 18 (per concessione ISML); Emilio Sereni, C.L.N. Comitati di liberazione nazionale. Nella cospirazione, nella insurrezione, nella ricostruzione, Milano 1945.
L.Za[...]
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Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine Sesto San Giovanni, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili. |
<---comunista <---fascismo <---fascisti <---fascista <---antifascista <---Partito comunista <---socialista <---C.L.N. <---antifascisti <---P.C.I. <---comunisti <---italiani <---italiana <---italiano <---nazifascisti <---S.A.P. <---Storia <---fasciste <---G.A.P. <---P.S.I. <---socialisti <---Giulio Casiraghi <---nazista <---antifasciste <---gappisti <---Bibliografia <---Ercole Marelli <---S.S. <---italiane <---nazisti <---Commissione interna <---U.R.S.S. <---comuniste <---gappista <---C.V.L. <---Comitato centrale <---A.N.P.I. <---Alfa Romeo <---Brigata G <---Brigata S <---Brigata S A P <---C.L.N.A.I. <---D.C. <---Eraldo Soncini <---FIAT <---Garibaldi S <---Garibaldi S A P <---Il C <---Il C L <---La prima <---Piazzale Loreto <---San Giorgio <---d'Italia <---nazifascista <---naziste <---sappisti <---socialismo <---A.P. <---Brigata G A P <---Brigate nere <---Concetto Marchesi <---Darles Fusetti <---Eugenio Mascetti <---La Pietra <---La nostra lotta <---La sera <---Membro del Comitato 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